di Marina Piperno

scritto con Luigi Monardo Faccini

Eppure qualcosa ho visto sotto il sole

 45,00

ISBN

9791259991102

pag

816

Spedizione gratuita

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9791259991102

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816

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“Il grande racconto di un io che vuole e sa trasformarsi in un noi,
perseguendo ideali alti senza mai perdere la speranza.”
Gianpiero Brunetta, storico del cinema italiano

Vengo, come “salvata”, dalle stragi della seconda guerra mondiale, sapendo che il fascismo e il nazismo sono stati i responsabili dell’orrore. Ho studiato e sono stata accolta nel mondo del lavoro creativo avvantaggiandomi di una crescita che sembrava ininterrotta. L’aver potuto scegliere il cinema come professione, pensando che i miei film avrebbero cambiato il mondo, è stato un privilegio e una illusione. Volevamo giustizia e pace per tutti, volevamo il libero espandersi della persona, il consumismo e l’omologazione hanno prevalso. Si negano i valori etici fondanti, la guerra è, più di prima, il motore del futuro. Sono delusa, impaurita?
Se abbiamo sognato un mondo nuovo non possiamo che tenergli aperto il pertugio attraverso il quale potrà intrufolarsi…
È valsa la pena entrare nel labirinto del cinema? Questo libro intende rispondere al quesito. Leggetelo come un viaggio illuminato dai sogni, leggetelo come un epistolario amoroso rivolto a moltitudini sconosciute, leggetelo come un romanzo storico, leggetelo come la partita a scacchi che le utopie perdono dopo averla dominata, leggetelo come un intreccio di passioni che, a volte, hanno trovato un approdo salvifico, leggetelo come desiderate, senza perdere di vista i sentimenti con i quali è intessuto.
Ci troverete le vittorie e le sconfitte individuali, ci troverete l’Italia, ci troverete l’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione, ci troverete la tenacia del lavoro, ci troverete l’amore per “l’altro”, ci troverete una speranza…

MARINA PIPERNO Dopo una precoce esperienza giornalistica con il Paese, quotidiano diretto da Tommaso Smith, par- tendo dagli sport invernali per arrivare ai reportage sulle periferie urbane e i set di Blasetti e Zampa, sceglie il cinema come proprio destino, complice un viaggio a New York e lezioni di regia televisiva alla Columbia University. Esordisce nel 1961 come produttrice di 16 ottobre 1943, un cortometraggio sulla razzia del ghetto romano operata dai tedeschi e lo sterminio ad Auschwitz di oltre mille persone. Il breve film, regia di Ansano Giannarelli, di forte impatto, spezza il silenzio che aveva coperto l’orrore della shoah.

Con la REIACfilm, fondata nel 1962, avvia una intensa produzione documentaristica, attenta ai processi di de- colonizzazione e di liberazione dei paesi del terzo mondo, che le vale due consecutivi Nastri d’Argento, nel 1967 e 1968. Con Sierra Maestra, girato nel vivo della guerriglia venezuelana da Ansano Giannarelli, affronta la fiction e si apre alla collaborazione con la Rai, producendo film sperimentali, documentari scientifici e inchieste di grande risonanza. Tra i duecento pezzi che ha firmato spicca La Veritàaaa di Cesare Zavattini, sorprendente “film da camera” che l’assoluto genio del cinema italiano interpretò e diresse nel 1982.

Nello stesso anno decolla il sodalizio con Luigi Faccini, collaborando alla nascita dei suoi documentari antropologici, ma anche dei film di fiction Inganni, Donna d’ombra, Notte di stelle, Giamaica.

Felice di adottare i mezzi di ripresa digitale passa davanti alle telecamere, come protagonista di vita che diventa cinema. I film nei quali lascia il proprio segno, anche di attrice, sono: Storia di una donna amata e di un assassino gentile; Rudolf Jacobs, l’uomo che nacque morendo; C’è oro in Toscana; Diaspora, ogni fine è un inizio; Giro di boa.

Nel 2010 ha ricevuto il Sigillo della Pace della città di Firenze e il Nastro d’Argento alla carriera.

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