Siamo state spaccate a metà, la santa e la madre, la puttana e la strega.
La strega, sì, da bruciare sul rogo. E Medusa l’abbiamo trasfigurata,
ne abbiamo fatto un mostro da imprigionare, controllare, uccidere.
Eppure, non è che una proiezione di ciò che abbiamo dentro:
il serpente è la nostra ombra.
Marco si sveglia in un letto d’ospedale in gravi condizioni e non sa come c’è finito. Sente un dottore e un poliziotto accordarsi sui tempi dell’interrogatorio, perché lui, il paziente, non è ancora fuori pericolo.
Marco non ricorda nulla, ha come un buco nero nella testa: se chiude gli occhi, vede solo rosso. Sa di essere stato a Milano a cercare lavoro – aveva un’impresa, ma è fallita – e di aver ripreso il treno e ricominciato a bere, dopo l’umiliazione dell’ennesimo colloquio.
Non sa però che sua moglie Laura, gravemente ferita, è in coma e che la polizia sospetta di lui. Solo la figlia maggiore, Zoe, crede alla sua innocenza. Zoe lascia la famiglia e il lavoro a Berlino per venire a Roma dei genitori. Partecipa con ostinazione alle indagini della polizia e scopre progressivamente intorno a sua madre un mondo di uomini che odiano le donne. Ognuno con il suo movente.
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