All’alba del 9 settembre 1943, il tenente colonnello di porto Enrico Roni, comandante della Capitaneria a Savona,
sta lavorando da ore perché in ogni modo si impedisca alle navi italiane di cadere nelle mani dell’esercito tedesco.
Roni non ha avuto ordini dal Comando Marina, sa solo quanto ha ascoltato dalla radio inglese. Riesce, alle prime luci del giorno, a far partire le navi in grado di navigare, dando l’ordine di autoaffondare le altre, distruggendo nello stesso tempo impianti, documenti e archivi: la Marina Germanica non potrà usare il porto ligure, di fatto inutilizzabile, e quindi anche difeso dalla distruzione.
Roni sta rischiando la vita o la deportazione, ma riesce a salvarsi: fino al termine della guerra farà l’insegnante all’istituto Nautico, ma già il 26 aprile 1945 il Cln savonese gli chiede di riprendere il suo posto. Enrico Roni, che diventerà poi ammiraglio, torna in servizio, affiancando l’impegno nel corpo delle Capitanerie alla sua grande passione per la storia, in particolare del Risorgimento.
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