Tre donne, tre voci, tre modi diversi di affrontare la vita, il lavoro e la sopravvivenza in un’Italia operaia, gelida e spietata.
Amalia è giovane, insofferente, ironica, in lotta con tutto e tutti.
Elvira è sua sorella maggiore, combattiva e concreta, ma intrappolata in un matrimonio violento.
Miriam è silenziosa, enigmatica, sospesa tra due identità e due mondi: quello della fabbrica e quello del ghetto ebraico veneziano, dove vive con il marito, a cui nasconde la sua vita operaia. Le loro voci si alternano e si intrecciano nel racconto corale di un tempo fatto di fatica, nebbia, pullman all’alba, piccoli gesti di resistenza, rapporti familiari tesi, amori trattenuti e dignità da difendere. Il romanzo attraversa gli spazi chiusi della fabbrica, i cortili ghiacciati, il ghetto, le stanze condivise, il manicomio, la violenza, e i territori dell’intimità femminile, dove ogni scelta ha un prezzo.
Il dolore, la sorellanza, la solidarietà e i conflitti emergono con forza, narrati da sguardi diversi ma profondamente intrecciati.
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