Il 1924 è stato l’anno emblematico della fine dell’età liberale e della nascita dello Stato totalitario.
È stato l’anno segnato dalle elezioni per il nuovo Parlamento con una legge elettorale maggioritaria, che avrebbe assicurato una stabile maggioranza al fascismo, ma che avrebbe, anche, cancellato il Parlamento come istituzione di libertà.
È stato l’anno funestato dal rapimento e dall’uccisione di Giacomo Matteotti, reo di aver denunciato in Parlamento i brogli elettorali, l’affarismo e le violenze del fascismo.
È stato l’anno della pubblicazione e dell’entrata in vigore del nuovo regolamento sulla stampa, che iniziava a imbavagliare la libertà di espressione.
È stato l’anno del tentativo di conquistare il controllo degli organismi rappresentativi della categoria giornalistica: l’Associazione della Stampa Periodica e la Federazione Nazionale della Stampa, che a settembre del ’24 avrebbe celebrato a Palermo il suo ultimo congresso.
Uno degli aspetti più impressionanti del torpore da cui è stata colpita la coscienza del pubblico italiano prima e dopo la conquista del potere da parte del fascismo, consiste senza dubbio nella scarsa importanza che è stata attribuita alla soppressione della libertà della stampa e all’istituzione della censura prefettizia sui giornali
(Fernando Schiavetti, Le condizioni della stampa nel regime fascista)
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